domenica 3 febbraio 2013

Viaggio tra Verbano orientale e Varesotto # 1

img285Con questo titolo, propongo una serie di post…a puntate che possono dare l’idea di un viaggio tra ieri e oggi sulle rive del Verbano orientale e nel Varesotto.
Può essere anche un modesto tentativo di riconciliazione di epoche e culture che sembrano contradditorie.
Si può popolare un intero territorio coi simboli della sua geografia viva, che però non nega l’accesso alle favole, nè alle gesta, poniamo, dei santi : i santi, i beati, gli eremiti di queste sponde sono numerosi e al suo folk che è la coscienza viva del popolo e ad un inventario artistico che offre buoni saggi di romanico e di lombardo.
Si incontrano paesi di pietra serena, altri invece scenografici, tali da sembrare chimerici.a
Il turista può visitare questi luoghi con speranza e certezza di arricchimento culturale e rigenerazione , a staccandosi dalla catena di montaggio dei percorsi obbligati, magari viaggiando controcorrente come i salmoni Sorriso
Un viaggio da Pino e Tronzano, a Luino a Germignaga, Cittiglio, Ispra, Sesto Calende, Somma Lombardo e via via percorrendo strade e sentieri lungo le sponde del Verbano orientale e nel Varesotto.
Possiamo iniziare il viaggio…Sorriso

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VIAGGIO TRA VERBANO ORIENTALE e VARESOTTO # 1

A Zenna c'è il confine italo-svizzero, presso il ponte di Dirinella che sembra cercar la rima di una canzone; passando per Pino e Tronzano si arriva a Maccagno Inferiore, patria di quel Domenico Dobelli o Della Bella, conosciuto col nome di Maccaneo, che doveva essere un pozzo,a un'enciclopedia di scienza; verso il 1490 scrisse la « Corografia del Verbano »; insegnò inoltre lettere all'università di Torino. Il De Vit lo cita con frequenza nel suo volume fondamentale « Il Lago Maggiore », una fonte a cui tutti più o meno hanno attinto. Maccaneo lasciò molte opere, una delle quali ha un titolo curioso,
" Quaestiunculae quaedam “.
Maccagno Inferiore veniva pure chiamato Imperiale, Reale,a titolo concesso da Ottone 1 che sostò nel paese prima di recarsi ad assediare l'isola di San Giulio. In quell'occasione fece conti Tazio e Rubaconte Mandelli. Di Maccagno Inferiore si degnarono d'interessarsi altri grossi personaggi: sappiamo che Carlo V concesse al conte del Sacro Romano Impero Giacomo Mandelli la facoltà di istituire un mercato settimanale, che in seguito diventò privilegio di Luino. I resti del castello oggi fanno parte delle strutture di  una casa moderna, l'Albertini.
Un Santuario della Madonna, dalle possenti vòlte di pietra, domina il lago. E' a pianta centrale e fu eretto nel XV sec.
Maccagno Superiore è sede municipale dei due borghi. a L'abitato, fino al 1889, aveva le vie adorne di pergolati, ch'erano tanti suggestivi corridoi verdi. Venne deciso che fossero abbattuti; poiché nessuno del luogo accettò di eseguire gli ordini, furono incaricati del taglio cinque robusti boscaioli di un paese vicino. Mentre erano al lavoro, la banda musicale del borgo suonava una marcia funebre. Si rimpiangono ancor oggi quei pergolati tra casa e casa che davano un senso di intimità e discrezione alla vita quotidiana di   Maccagno.
E' consigliabile una gita al lago Delio, a 922 metri di altitudine. a La  sua  acqua è densamente turchina  a  causa  delle  rocce scure della conca.
Luino – sponda di levante
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Una leggenda narra che nel lago ci sia un paese sommerso, e ciò per castigo avendo gli abitanti perduto la virtù dell'ospitalità. Questo è un tema ricorrente nella favolistica alpina, dal lago Nero del Cervino al Combal di Courmayeur, al Terrasole di Limone Piemonte.
Potremmo aggiungere altri capitoli a quel leggendario: a si ambienta ad esempio nel Medioevo l'amore proibito, sfortunato di due giovani di differenti classi sociali, Beatrice e Federico. L'episodio non è a lieto fine, e dimostra come quei secoli fossero malinconici. Beatrice fondò un monastero in riva al lago nei pressi di Maccagno; Federico non volle essere da meno diventando abate di un convento dirimpetto, tra Cannobio e Cannerò. Singolare è l'altra storia di Erick Ejejold, re danese, antenato di Amleto, che a Maccagno viene a caccia di un tesoro e lo trova.
Proseguendo a sud ci si affaccia a Colmegna, frazione rivierasca di Agra, arrivando infine a Luino: il centro più importante della sponda orientale del Verbano. Si trova allo sbocco di Val Travaglia, è dotato di una stazione ferroviaria internazionale, costruita su disegni dell'arch. Faina, che potrebbe servire il traffico di una città di 200 mila abitanti. Luino deve la sua fortuna alla posizione geografica, come incrocio delle vie di terra e d'acqua fra Locarno, Intra, Pallanza, Varese e il basso lago. a La zona luinese va acquistando sempre maggiore importanza come insediamento di villaggi residenziali e di bungalows.
La città apparteneva un tempo alla « Val Travallia » ed era sottoposta alla pieve di Bedero. La « Travallia » dal re longobardo Liutprando passò nel 712 ai monaci di San Pietro in Ciel d'Oro a Pavia. Più tardi diventò possedimento del vescovo di Milano Guido da Velate, la cui sorella Oliva perseguitò e fece uccidere il diacono Arialdo, ch'era insorto contro la simonia e la decadenza dei costumi ecclesiastici. Il nome di Luino (Luvio) risulta in un rescritto del Barbarossa che fa gentile dono di quella ed altre terre ad un abate dei Grigioni. La città dovette poi seguire le vicende del ducato di Milano fino al 1439, allorché ebbe inizio il governo, anzi, il malgoverno dei Rusca durato sino al 1583. Non mancarono rivolta e resistenze; la gente non gradiva « el Ruscha per suo segnore »; ma questo feudatario e i suoi discendenti disponevano di bande armate: e succedeva come nella notte del Corpus Domini del 1467, quando una brigata di ruschesi mise « ad sachomano la città et nobili de Luyno et alchuni altri de la plebe de Travalia faciendo extremanto oltragi et plantare forche ».
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Fu pressapoco in quegli anni che operò nella zona il converso carmelitano Jacopino, della famiglia Eleuteri Luini. Egli fondò la chiesa e il monastero del Carmine: per la vita macerata nella penitenza e per i miracoli attribuitigli, fu elevato alla gloria degli altari quale beato. a Un giorno Jacopino, durante la sosta in un viaggio, si addormentò sulla riva del lago; una banda di barcaioli gli rubò tutti i pani contenuti nella bisaccia e bevve il vino della fiasca. Svegliatosi, il frate si accorse subito del furto: i barcaiuoli che sbirciavano dai cespugli lo videro raccogliere tranquillamente alcuni ciottoli che diventarono altrettanti pani, e riempire la fiasca d'acqua trasformata in vino.
a Volendo seguire il racconto dei prodigi compiuti da Jacopino basta aprire certi vecchi scartari scritti in uno stile grezzo: « Fra' Jacopo da Luvino stava in genogione tutta la notte, di maniera che li vennero i genogi grossi (...) E io proprio ho visto uno storpiato de un brazo che ritornò a casa sano e da quel hora poi lavorò, che no lavorava prima ». Del convento da luì costruito restano appena tre archi sostenuti da colonne di granito; nell'androne, dal quale partiva la scala, si vede un affresco pregevole dì Cristo in croce, in cattivo stato. Sopravvive la sua chiesetta con un altar maggiore pazientemente intarsiato. Durante alcuni lavori di restauro fu scoperta una cappella che sotto un velo di calce nascondeva pitture murali probabilmente di scuola luinesca.
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Merita di essere visitata la chiesa di San Giuseppe: l'attento descrittore di Luino, Mario Sanvito, sottolinea rilievo e slancio del colonnato a sostegno dell'atrio. L'opera è dovuta al luganese Felice Soave. Lo stesso Sanvito loda poi la chiesa duecentesca di San Pietro in Campagna che certi rifacìtorì patiti del barocco hanno irrimediabilmente contaminato. Però l'arte si vendica dei sofisti e dei sofisticatori: il campanile è rimasto indenne con le nitide bifore. Nella navata destra spiccano vari affreschi, tra i quali l'« Adorazione dei Magi » viene attribuita, per tradizione non certificata, a Bernardino Luini; una « Natività», invece, risulta d'impianto popolaresco. a Una terza pittura rappresenta Sant'Ambrogio e il Beato Jacopino, e si può datarla nel secondo '400. L'immagine di fra' Jacopo era stata coperta da una fumosa sovrapittura: ci volle pazienza e fiuto per individuarla, e anche questo è un miracolo postumo del converso carmelitano.
Urbanisticamente interessante il quartiere fra la parrocchiale e il lago, con alcune case signorili. Verso Germignaga, dove sorgeva l'osteria della « Beccaccia », hanno costruito un grosso edificio. Neghiamo che approdare davanti a una osteria riduca la sostanza epica dell'impresa di un reparto di Camicie rosse che il 15 agosto 1849 si scontrarono con la guarnigione austriaca riportando una bella vittoria.a La sera stessa arrivò dalla sponda piemontese Laura Mantegazza col figlio Paolo; la donna riuscì a trasportare in barca a Cannerò ben trentadue feriti. Ma Garibaldi non poteva tenere saldamente Luino; si spostò nell'entroterra, preparandosi all'ultima vittoria di  Morazzone.
La cittadina conta oggi su un commercio fiorente e su una discreta produzione industriale; ma il richiamo più efficace è costituito dal mercato che si svolge ogni mercoledì: d'estate vi convergono folle di turisti da Stresa, Verbania, Ascona e Locarno. a I luinesi  soddisfatti  l'hanno denominato « il nostro  MEC ».

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Nei nostri tempi in cui si respira ossìgeno atomico sarebbe curioso chiedersi perché una fiera, un mercuriale attiri più gente di un defilé o dì una gimkana di fuoriserie. Sarà forse perché questi spettacoli si possono vedere dovunque, e sono ormai stereotipia. Invece il mercato di Luino ci sembra il parco nazionale di un « folk » superstite, è una rappresentazione in cui si può entrare nel passato e uscirne a piacimento; un sociologo saprebbe spiegarlo molto meglio di noi. Infine, i veri motivi bisognerebbe chiederli agli scrittori luinesì Vittorio Sereni, poeta di « plafond » europeo, e a Piero Chiara, il romanziere de « Il piatto piange ».a

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